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Mirna, By Corso Salani WATCH ON OUR VIMEO PAGE
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Multi Award Winning Italian film director and poet. Born in Turin, he defines himself a Film Director by mistake. Before becoming a Film Director he worked as school janitor, sales man for an unknown circus, illegal museum guide and deliveryman of yellow pages. He spent much of the late 1990s travelling Europe writing and in 2001 he moved to Northern Ireland.
His documentaries and short films have garnered a remarkable international raft of awards in festivals around the world. His most acclaimed work has dealt with social exclusion and resistance. His works combine documentaries, fiction and poetry. His last documentary ‘Paradiso’ was commissioned by BBC and has won 15 international awards.
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Pubblicato il 28/mar/2014
Da questa intervista il libro MARC SCIALOM: IMPASSE DU CINEMA, Artdigiland 2012.
Marc Scialom, ebreo di origini italiane, toscane, poi naturalizzato francese, nasce a Tunisi nel 1934. Dopo le persecuzioni naziste nel '43 in Tunisia, le ripercussioni sugli Italiani, meccanicamente associati al fascismo nel periodo dell'"epurazione", e la strage di Biserta (1961) -- che Scialom denuncia nel corto La parole perdue (1969) --, si trasferisce in Francia. La sua vita si intreccia, "mancandola", con la storia del cinema: a Parigi il lungometraggio "Lettre à la prison" (1969-70), realizzato senza un produttore e quasi "clandestinamente", non è sostenuto dai suoi amici cineasti, tra cui Chris Marker. Si tratta di un'opera poetica sulla perdita di identità culturale e personale di un esule arabo in Francia, che mette indirettamente il dito nelle piaghe di colonialismo e razzismo; è girato tra Tunisi, Marsiglia e Parigi.
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n un forum americano per persone fibromialgiche, al topic "Cosa riuscite a fare nel vostro tempo libero", tra le varie risposte che citavano bricolage, dipingere e fare brevi passeggiate, mi ha fatto sorridere quella dell'avatar di una donna grassoccia che diceva: "Scrivo poesie". Premettendo che cammino molto e non sono grassoccia, la penna può rappresentare uno dei tanti fili da tendere per ancorarsi al reale quando si è costretti a vivere in un mondo parallelo, un po' come il training autogeno sta alla riscoperta del proprio corpo. In un'epoca in cui tutti scrivono e pochi leggono, queste parole sono state necessarie primaditutto a me. Rappresentano un diario minimo, l'attraversamento di alcuni momenti di vita spesi nella città in cui sono nata e cresciuta: Roma.
(Maria Cristina Di Nunzio)
Un libro che "illumina" aspetti non noti delle migliori opere cinematografiche italiane degli ultimi trent'anni. La narrazione di Luca Bigazzi -- direttore della fotografia e insieme operatore di macchina -- si snoda attraverso dodici capitoli raccogliendo con coerenza caratteri tecnici, artistici ed etici del lavoro sul set. Bigazzi racconta la genesi del suo modo di lavorare libero da regole codificate, i motivi delle sue scelte professionali, la luce che ama, le ragioni della sua passione per lo stare in macchina e riattraversa tutta la sua carriera.