Il 27 gennaio il cineclub Alphaville di Roma presenta una serata dedicata al jazz e al sassofonista Gato Barbieri. Andrea Polinelli, a sua volta saxofonista e jazzista, parlerà del suo libro Gato Barbieri. Una biografia dall’Italia tra jazz, pop e cinema e, a seguire, proiezione del film Appunti per un film sul jazz di Gianni Amico (1965). Con Andrea Polinelli Intervengono Silvia Tarquini (Edizioni Artdigiland) e Olmo Amico (figlio di Gianni e studioso di musica e cinema).
Frutto di più di cinque anni di ricerca tra Roma, Buenos Aires, New York e Parigi, il libro ne ricostruisce puntualmente la storia indagando su chi fosse veramente Gato, perché abbia scelto di trasferirsi in Italia, in quale maniera e fino a che punto abbia influenzato lo sviluppo del jazz italiano, quale impronta abbia lasciato nel mondo della musica pop e quale apporto abbia dato a opere cinematografiche di tanti tra i più innovativi registi italiani - oltre a Bernardo Bertolucci: Pier Paolo Pasolini, Marco Ferreri, Giuliano Montaldo, Gianni Amico, Alfredo Leonardi.
Ricco delle voci dei più importanti musicisti italiani che hanno collaborato con Gato Barbieri - tra i tanti: Enrico Rava, Franco D’Andrea, Giovanni Tommaso, Gegè Munari, Danilo Rea, Rosario Bonaccorso, Aldo Romano, fino a Letizia Gambi e Antonello Venditti -, il testo ospita anche alcuni iconici musicisti argentini tra cui: Jorge López Ruiz, Nestor Astarita e Carlos Franzetti. Oltre alla preziosa prefazione di Vincenzo Caporaletti, numerosi altri contributi, come quello dello storico Adriano Mazzoletti e del manager di Gato, Toni Lama, affiancano quelli non meno preziosi di musicologi, giornalisti e rappresentanti di istituzioni internazionali. L’opera è corredata dall’analisi musicale dei dischi significativi a cui Barbieri ha partecipato in Argentina e in Italia e da dodici trascrizioni inedite di suoi assoli.
Appunti per un film sul jazz è girato a Bologna, durante il VII Festival Internazionale del Jazz. Arrivano Gato Barbieri, Don Cherry, Jenny Clark e Amico li affronta nella piena consapevolezza delle possibilità offerte dal cinema diretto: senza voice over, con una camera Éclair Coutand a spalla e il suono dal vivo ripreso col Nagra. Le prove dei musicisti sono alternate a interviste o momenti del soggiorno bolognese. Vita ritmata dallo scandire dei fotogrammi: ecco «il sentimento concreto di amicizia e complicità che c’è nella 2jazz-philie” come nella “cinéphilie”» (Adriano Aprà). Il clima è da New American Cinema, l’Italia paludosa, quella dei premi governativi al documentario precotto, sembra lontana anni luce. (Marco Bertozzi)
Per maggiori notizie sul libro clicca qui