IL PIANO DI LUCE
IL PIANO DI LUCE
di Riccardo Garbetta
romanzo
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«Il vero dramma della nostra storia è di procedere sempre con cautela, per sottrazioni, reticenze, astensioni, di esporci solo ai devastanti effetti del non fare, non dire, non chiedere, non osare. Alla fine, quando nulla sarà accaduto, la storia si esaurirà nelle sue sole premesse; resterà solo la desolazione per i silenzi osservati, per le pulsioni inascoltate, i desideri repressi, soffocati, insultati. È con questo vuoto che le mie dita arrivano alle frenetiche misure finali, accanto alle quali hai annotato a matita rallentare».
IL PIANO DI LUCE è un romanzo attraversato dalla musica. Che non funziona come tappeto o colonna sonora. La musica ha qui la funzione di elemento strutturante, che scandisce i tempi della trama e al contempo mette in moto l’azione, attiva o disattiva conflitti e sentimenti. Quasi tutti i personaggi sono musicisti e ogni episodio musicale segna uno snodo significativo della storia che viene narrata. Bach, Mozart, Schubert, Ravel non sono solo gli autori di composizioni con le quali il giovane protagonista è chiamato a misurarsi, ma veri e propri geni tutelari che guidano il suo percorso verso la conoscenza di sé stesso e la comprensione di chi lo circonda. Sotto questo profilo si rivela emblematico il preludio in fa minore di Chopin, col quale il protagonista si cimenterà più volte nel corso del romanzo, e ogni volta, mentre l’esegue, rievoca un episodio del passato che lo ha profondamente ferito e che a quel preludio è associato in modo indissolubile. Ma a ogni nuova esecuzione l’episodio rievocato subisce un mutamento più o meno simile a quello dell’interpretazione musicale sempre diversa dello stesso brano. Fino all’ultima volta in cui il protagonista lo suona, allorché l’episodio si offrirà alla memoria completamente trasfigurato.
Si potrebbe anche dire che l’intera vicenda si dipani come attraverso una partitura composta da assolo, duetti, trii, quartetti o quintetti, il tutto orchestrato, scena dopo scena, senza che nessuna pausa venga concessa al lettore-spettatore, in un trascinante crescendo fino alle sorprendenti pagine finali.
Nato a Roma, Riccardo Garbetta è autore soprattutto di racconti: Gli occhi del tiranno (per La foresta incantata, Concerto di fiabe, Musica di Marco di Bari, L’Aquila, 1991), Nel fondo della Schelda, (in En marge des rives, Anversa, 1993), La congiura delle ombre (Edizioni Associate, 1994), Saint Georges et le Dragon, versions d’une légende (Adam Biro, Parigi 1994, con Manuela Morgaine e Georges Didi-Huberman).