Mary Engel, pluripremiata regista, è figlia dei grandi fotografi Ruth Orkin e Morris Engel e direttrice e archivista dell’Orkin / Engel Film and Photo Archive. Il suo primo documentario Ruth Orkin: Frames of Life è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 1996 ed è stato selezionato dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences come uno dei "documentari eccezionali del 1996". È co-produttrice del remake del film Piccolo fuggitivo diretto dai suoi genitori. Ha pubblicato tre cataloghi fotografici: Ruth Orkin A Retrospective (1995), Morris Engel Early Work (1999) e Ruth Orkin Above and Beyond (1999). Recentemente ha fondato l’American Photography Archives (APA) che comprende oltre 200 archives, fotografi e archivisti.
Essere un fotografo vuol dire fare in modo
che la gente guardi quello che io voglio che guardi.
(Ruth Orkin)
Sei la direttrice dell'archivio fotografico di Ruth Orkin. Quali sono i vostri obiettivi?
L'obiettivo dell'archivio è quello di mantenere le fotografie di Ruth Orkin a disposizione affinché il pubblico e le generazioni future possano conoscere il suo lavoro. Questo è quello che ho fatto da quando mia madre è morta nel 1985. Continuo a fare il più possibile aggiungendo lavori non ancora inediti al sito web, utilizzando i social media, le licenze e promuovendo il suo lavoro. Dedico tempo a contattarei musei per far sì che acquisiscano materiali, o comprandoli o con donazioni, in modo che le fotografie di Ruth Orkin siano incluse nelle mostre a venire.
Quest'anno ricorre il centenario della nascita di Ruth Orkin, tua madre (3 settembre 1921 - 16 gennaio 1985). Come intendi celebrare questo importante anniversario?
Sto pianificando il suo centenario da molto tempo e tutto si sta andando in porto. Nel febbraio 2021, ha avuto successo una sua asta personale da Bonhams; è stato il primo evento del centenario. Sono previste molte mostre personali e collettive, tra le quali una mostra personale al Fotografiska a New York, una mostra al Tanglewood Music Center in Massachusetts e una alla Stephen Bulger Gallery di Toronto. Ci sarà anche un nuovo libro pubblicato da Hatje Cantz nell'autunno 2021 e uno spettacolo itinerante in Europa che debutterà entro la fine dell'anno.
L'immagine più celebrata di tua madre Ruth è An American Girl in Italy (1951) - la ragazza è Jinx Allen (ora nota come Ninalee Craig). Cosa puoi dirmi di questa famosa fotografia?
C'è così tanto che potrei dire su questa fotografia che ha raggiunto lo status di icona. Da quando c’è il movimento “me too” sembra che le giovani generazioni ne abbiano una percezione diversa. È importante ricordare che è stata scattata 70 anni fa (agosto 1951), in Italia. Fa parte di una serie di foto a cui Ruth stava lavorando per guadagnare e poter così rimanere in Europa. Ha incontrato Ninalee Craig a Firenze nell'hotel in cui alloggiavano entrambe. Ruth ha suggerito di uscire e scattare delle foto sulle loro esperienze di donne americane in viaggio da sole dopo la guerra. Giravano per Firenze, Ninalee camminava per la strada vicino a Piazza della Repubblica. Sono stati scattati solo due fotogrammi; Ruth aveva detto all'uomo sulla moto di dire agli uomini di non guardare la macchina fotografica, ma comunque gli uomini stavano guardando chi volevano guardare, cioè Ninalee. Quando ne parlo ricordo sempre che la foto è stata scattata da una donna ed è stato un momento molto produttivo per entrambe. Hanno avuto un'esperienza positiva in Italia e l'hanno ricordata così. È stata l'unica volta che Ruth è stata in Europa; ha scattato molte delle sue immagini più famose durante quel viaggio.
Negli anni Ruth Orkin ha fotografato star del cinema come Lauren Bacall, Ava Gardner, Woody Allen, Humphrey Bogart, Marlon Brando, Montgomery Clift, Alfred Hitchcock, Elia Kazan e il regista italiano Vittorio De Sica. Quale era la sua opinione sul cinema italiano? Quali film e registi ha amato di più?
Ruth amava il cinema sin da quando era giovane e ha iniziato a scattare foto con le star del cinema in cui si imbatteva occasionalmente a Hollywood In seguito ha raccolto autografi. Da adolescente teneva un libro che includeva tutti i film che vedeva li classificava da una a cinque stelle. Amava uno dei suoi primi lavori Come The First Female Messenger Girl at MGM Studios nei primi anni '40. Ha visto una varietà di film, inclusi film italiani. Alcuni dei suoi film e registi preferiti sono stati Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, Roma città aperta di Roberto Rossellini e La strada di Federico Fellini. Ha visto anche film francesi come La grande illusione, Giochi proibiti e film inglesi come Sangue blu, Breve incontro e Pigmalione. Tuttavia, il suo film preferito era Quarto potere. Ha incontrato più volte Orson Welles, lo ha fotografato a Venezia al ballo del Conte Carlos de Beistegui e ha avuto una corrispondenza con lui. Le scrisse su una carta intestata del Mercury Theatre: “Spero che ti piaccia Quarto potere quando lo vedi”.
Con quale altro personaggio importante che ha fotografato è diventata amica?
Ruth è diventata amica di molte persone che ha fotografato. Una delle più importanti è stata Julie Harris, protagonista della commedia di Broadway Member of the Wedding. Ruth stava facendo scatti della serata di apertura per «LIFE Magazine» ed è rimasta con il cast tutta la notte in attesa delle recensioni. L’anno dopo ha anche fotografato la celebrazione del primo anno in cartellone dello spettacolo. Penso che un'amicizia come nasca dal fatto che il fotografo è stato presente in un momento importante per il personaggio. In questo caso una commedia
pluripremiata. Ho avuto la grande fortuna di passare un pomeriggio con Julie Harris mentre faceva The Gin Game con Charles Durning negli anni '90. È rimasta a teatro tra la matinée e lo spettacolo serale e mi ha invitato nel backstage a farle visita nel suo camerino. È stato un incontro fantastico e le ho portato molte delle foto di quella serata di debutto di molti anni prima, e le è piaciuto vederle di nuovo! Anche io sono diventata sua amica, e lei ha finito per essere la voce narrante del documentario che ho fatto su Ruth, Ruth Orkin: Frames of Life. Il breve documentario è stato accettato al Sundance Film Festival nel 1996, un grande risultato, di cui sono stata molto orgogliosa. Ruth è diventata amica anche di Leonard Bernstein e Isaac Stern, che hanno parlato alla sua commemorazione. Stern ha suonato il violino alla sua memoria.
Tua madre, insieme a Morris Engel, tuo padre, ha diretto due importanti lungometraggi indipendenti, Little Fugitive (1953) e Lovers and Lollipops (1955). In particolare Little Fugitive (diretto anche da Ray Ashley) è stato nominato per l’Academy Award al miglior soggetto cinematografico ed è stato vincitore del Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia. È corretto dire che questo film ha influenzato la Nouvelle Vague francese, come affermato da François Truffaut?
Sì, i riconoscimenti e l'importanza di Il piccolo fuggitivo sono sorprendenti, e potrei parlarne o scriverne per giorni. Truffaut è stato citato in un'intervista a Lillian Ross per «The New Yorker»: diceva che la Nouvelle Vague non sarebbe nata se il giovane americano Morris Engel non avesse mostrato la strada con il suo film Il piccolo fuggitivo. A quel tempo, durante gli anni '50, Ruth sentiva di essere stata in parte trascurata riguardo al merito del film, e che il nome di Morris era menzionato più del suo. Ma ha avuto un ruolo più che significativo, ma era ben prima del movimento delle donne negli anni '70. Sarebbe interessante sapere se in quel periodo avrebbe ricevuto un maggior riconoscimento. Morris aveva anche realizzato, insieme ad un’altra persona, una camera da 35 mm e cineasti come Jean-Luc Godard, tra gli altri, volevano prendere in prestito quella camera. Il film ha ispirato anche molti registi contemporanei, che ho incontrato e con i quali ho stretto amicizie: Andrew Davis, Ira Sachs e Todd Haynes.
Nel 2006 è uscito nelle sale il remake (diretto da Joanna Lipper): sei stata coinvolta in questo progetto come co-produttrice?
Sono stata più coinvolta nella pre-produzione che durante le riprese e la produzione effettiva del film. Ci sono state molte bozze, incontri, casting, workshop e scouting di location in cui sono stata coinvolta. Ma non sono stata inclusa nel piano delle riprese come avrei voluto, anche se la troupe e la produzione erano assi ridotte. Ci sono molti aspetti forti nel film, specialmente la fotografia; il ragazzo che interpretava Joey, poi, è stato fantastico. Era una storia più cupa, in quanto non aveva lo stesso avvincente e lieto fine dell’originale. Joanna Lipper ci ha lavorato molto duramente per molti anni. Andrew Davis, che aveva realizzato Il fuggitivo e successivamente Holes - Buchi nel deserto, inizialmente lo aveva opzionato, e sarebbe stato interessante vedere cosa avrebbe fatto. Ma forse era troppo difficile catturare il fascino dell'originale degli anni '50.
Sei anche una regista e hai scritto, prodotto e diretto Ruth Orkin: Frames of Life (1995) e Morris Engel: The Independent (2006). Com'è stato il tuo rapporto con i tuoi genitori? Cosa ha significato per te essere figlia di due artisti così importanti e realizzare i tuoi documentari su di loro?
Sono molto orgogliosa di entrambi i film e sono molto contenta di essere stata in grado di realizzarli. Il mio rapporto con i miei genitori è stato molto forte per la maggior parte della mia vita. La malattia di mia madre è stata problematica: ha avuto il cancro per 18 anni. Il cinema e la fotografia sono sempre stati una parte importante della nostra vita familiare e gli Academy Awards sono stati la festa più importante per noi.
Tua madre aveva altre passioni e interessi oltre la fotografia e il cinema?
Sì, sicuramente. Amava anche la musica e i viaggi, di cui parla nel mio documentario. Andò a Tanglewood e fotografò tutti i musicisti che furono lì quell'estate. Non era per un lavoro, ma per la sua passione per la musica. Per questo abbiamo molte fotografie iconiche di tutti coloro che erano lì, da Serge Koussevitzky ad Aaron Copland, e soprattutto al giovane Leonard Bernstein. Come ricordavamo prima, il suo amore per i viaggi l'ha portata nel 1951 in giro per l'Europa.
La madre di tua madre era Mary Ruby, un'attrice di film muti. Che ricordi hai di tua nonna?
Mia nonna, di cui porto il nome, è sopravvissuta a mia madre, quindi ho molti bei ricordi di lei. Era sorda da quando aveva 65 anni, quindi tra di noi c’erano molte letture labiali e comunicazioni con scambi di messaggi scritti. Era stata nel vaudeville ed era una pianista straordinaria. Mi ha insegnato a suonare il pianoforte. È diventata anche una pittrice di scene di Central Park in uno stile primitivo che adoro, ha avuto alcune mostre a lei dedicate e riconoscimenti da parte della stampa, ed è stata paragonata alla pittrice Grandma Moses. Ho incluso alcuni spezzoni dei suoi film muti nel mio documentario, Ruth Orkin: Frames of Life.
Sei anche la direttrice dell'archivio di tuo padre, giusto?
Sì, è morto nel 2005, quindi è stato naturale che gestissi anche il suo archivio. L'ho unito all'archivio di film e foto di mia madre, creando l’Orkin / Engel. Ho lavorato abbastanza a stretto contatto con lui per i suoi affari negli ultimi dieci anni della sua vita. Sono entusiasta dei nuovi cofanetti usciti questo mese per Kino Lorber, negli Stati Uniti, e per Carlotta Films, in Francia. Includono tutti i loro film, i miei due documentari, i cortometraggi e gli spot pubblicitari. Inoltre, finalmente, I Need a Ride to California viene fatto uscire dopo 50 anni, è stato realizzato nel 1968.
I tuoi genitori sono stati grandi fotografi: quale dei loro scatti ti piace di più e ammiri di più?
Mi sento fortunata che mi abbiano lasciato archivi così incredibili pieni di fotografie meravigliose. Non è difficile promuoverli! Alcuni dei miei scatti preferiti sono Comic Book Readers, Couple in MG e American Girl in Italy. Mio padre ha scattato una foto chiamata Boys with Boombox che ultimamente è diventata una delle mie preferite. È entusiasmante portare avanti il progetto di scansioni, che consiste nel pubblicare immagini prima invisibili da entrambi i loro archivi. Sto trovando molte gemme e le condivido sui social media.
Una mia curiosità: i tuoi genitori hanno avuto l'opportunità di incontrare il giovanissimo Stanley Kubrick quando lavorava alla rivista «Look»?
Sì, erano ottimi amici. Ricordo sempre i miei genitori che dicevano che c'era un giuramento tra loro, che chiunque avesse fatto per primo una certa cifra di dollari (non sono sicura di quale fosse l'importo) l’avrebbero condivisa con gli altri. Ci sono alcune lunghe lettere tra di loro, si possono leggere sul sito engelphoto.com.
Ordinary Miracles: The Photo League's New York (2011) diretto da Daniel Allentuck, Nina Rosenblum e narrato da Campbell Scott, racconta la vita e il periodo della Photo League, una leggendaria organizzazione di fotografi dilettanti e professionisti che fiorì a New York tra il 1936 e il 1951. In questo film sei tra i produttori e collaboratori: sia tua madre che tuo padre erano membri della Photo League. Puoi spiegare meglio di cosa si trattava?
La Photo League era un'importante organizzazione per i giovani fotografi di New York; volevano avere un impatto e hanno scattato fotografie che ritenevano avessero un significato sociale. Mio padre si è unito nel 1938 e ha lavorato a vari progetti. Uno si chiamava Harlem Document, con Jack Manning, Harold Corsini e guidato da Aaron Siskind, che divenne il mentore di mio padre. La storia e l’importanza della League sono notevoli, e bisognerebbe interessarsene di più. Sfortunatamente, fu chiusa dal governo nel 1951, poiché accusata di essere un'organizzazione comunista, cosa che fu devastante per tutti i suoi membri. Mia madre si unì a loro molto più tardi, nel 1947, in segno di sostegno.
Concludendo. Come stai vivendo questo periodo pandemico, quanto ha influito sul tuo lavoro?
Fondamentalmente ho lavorato da casa e da marzo a luglio mi sono sentita al sicuro recandomi solo una volta al mese in archivio. Ad agosto ho aumentato la frequenza a una volta alla settimana. Sono stata molta produttiva perché il 2021 è il centenario di Ruth, ho fatto molti progetti, gran parte dei quali sono giunti a conclusione. Come ricordavo prima, ci saranno mostre personali al Fotografiska a New York, al Tanglewood Music Center a New York e in varie gallerie: Stephen Bulger a Toronto, Canada, Photographs do Not Bend a Dallas, in Texas, nonché uno spettacolo itinerante organizzato da Di Chroma Photography e un nuovo libro di Hatje Cantz.
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