Dogman and Beyond. Conversation with Nicolaj Brüel

Dogman and Beyond. Conversation with Nicolaj Brüel

Nicolaj Brüel, was born in Copenhagen on 19 August 1965: his father Dirk is also a cinematographer. After graduating from the National Danish Film School in 1991, he has worked with some of the best directors in the world on commercials. He achieved international success with the film The Machine (2013) by Caradog W. James and in 2018 the definitive consecration thanks to his work in Dogman (2018) by Matteo Garrone, with which he won the David di Donatello for Best Cinematography. In 2019 always for Garrone he illuminated Pinocchio.

Una danza metafisica per abbracciare l’inaspettato. Conversazione con Jörg Widmer sulla fotografia dei film di Terrence Malick

Una danza metafisica per abbracciare l’inaspettato. Conversazione con Jörg Widmer sulla fotografia dei film di Terrence Malick

Jörg Widmer è uno dei più importanti operatori di macchina e direttori della fotografia contemporanei. Specializzato nell'utilizzo della steadycam, in qualità di operatore di macchina o direttore della fotografia di seconda unità ha preso parte a film come Al di là delle nuvole di Wim Wenders e Michelangelo Antonioni, Il pianista di Roman Polanski, pluripremiato agli Oscar, il cult Good Bye Lenin di Wolfgang Becker, Babel di Alejandro Iñárritu, La pianista, Il nastro bianco e Amour di Michael Haneke, gli ultimi due entrambi premiati con la Palma d'Oro a Cannes, e Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Nonché la prima stagione dell'acclamata serie Netflix tedesca Dark. Fra i film di cui ha firmato la fotografia spiccano il documentario Buena Vista Social Club e il docufilm 3D Pina di Wim Wenders, in quest’ultimo ha condiviso il ruolo con Helen Louvert. Ha iniziato a collaborare con Terrence Malick nei primi anni Duemila, facendo da operatore di steadycam e direttore della fotografia di seconda unità prima per The New World (2005), poi per la Palma d'oro The Tree of Life (2011), e per il trittico To the Wonder (2012), Knight of Cups (2015), film metacinematografico in cui Widmer, per decisione di Malick, appariva brevemente anche come attore nel ruolo di un fotografo, e Song to Song (2017). Se in questi primi cinque film era Emmanuel Lubezki l'autore della fotografia, nel più recente A Hidden Life, presentato al Festival di Cannes del 2019, Widmer ha assunto il ruolo di cinematographer. Ha inoltre fotografato The Book of Vision, prodotto esecutivamente da Malick e diretto dal suo discepolo Carlo S. Hintermann, presentato in apertura alla Settimana della Critica di Venezia 2020, e ha proseguito la sua collaborazione con Malick anche per The Way of the Wind, il nuovo progetto del regista texano incentrato sulla vita di Gesù.

A metaphysic dance embracing the unexpected. Conversation with Jörg Widmer about shooting Terrence Malick’s movies

A metaphysic dance embracing the unexpected. Conversation with Jörg Widmer about shooting Terrence Malick’s movies

Jörg Widmer is one of the most important contemporary camera operators and cinematographers. Specialized in the use of the Steadicam, as camera operator or 2nd unit dop he was involved in movies such as Beyond the Clouds by Wim Wenders and Michelangelo Antonioni, Roman Polanski’s Oscar winner The Pianist, Wolfgang Becker’s cult Good Bye Lenin, Alejandro Iñárritu’s Babel, Quentin Tarantino’s Inglourious Basterds, The Piano Teacher, The White Ribbon and Amour, all three directed by Michael Haneke and the latter two awarded by Cannes’ Palme d’Or, as well as the first season of acclaimed German Netflix series Dark. Among the movies he personally cinematographed, Wim Wenders’ two documentaries Buena Vista Social Club and Pina stand out; in the latter he shared credits with Helen Louvart, who had started the film. He started collaborating with Terrence Malick in 2004, serving as a Steadicam operator and 2nd unit director of photography first for The New World (2005), later for the Palme d’Or-winner The Tree of Life (2011) and the triptych To the Wonder (2012), Knight of Cups (2015), a metacinematographic work in which Malick made him also appear as an actor in the role of a photographer, and Song to Song (2017); whereas in these first five movies Emmanuel Lubezki was the main author of cinematography. In Malick’s actual latest movie A Hidden Life, presented in the 2019 Cannes Film Festival, Widmer was the main cinematographer. Widmer has cinematographed also The Book of Vision, produced by Malick and directed by his disciple Carlo S. Hintermann, which opened 2020 Venice Film Festival’s International Critics’ Week, and has continued his collaboration with Malick also for The Way of the Wind, an upcoming project from the Austin based director centered upon Jesus Christ’s life and parables.

Più mi avvicino all'iperuranio e più penso a te. Intervista a Fabio Zamarion sulla collaborazione con Giuseppe Tornatore

Più mi avvicino all'iperuranio e più penso a te. Intervista a Fabio Zamarion sulla collaborazione con Giuseppe Tornatore

Fabio Zamarion (Roma, 1961) è un direttore della fotografia italiano. Diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1985 sotto la guida di Carlo Di Palma e Beppe Lanci, affianca a lungo Vittorio Storaro e Mauro Marchetti come assistente operatore e operatore di macchina, girando fra gli altri anche Piccolo Buddha di Bertolucci. Dopo alcune esperienze televisive come direttore della fotografia, esordisce sul grande schermo nel 2000 con Occidente di Corso Salani e nel 2003 riceve la sua prima candidatura al David di Donatello con Respiro. Nel 2006 il thriller La sconosciuta scandisce l'inizio della collaborazione di Zamarion con Giuseppe Tornatore, e gli frutta la vittoria al David e una candidatura agli European Film Award; la collaborazione fra i due viene continua L'ultimo Gattopardo - Ritratto di Goffredo Lombardo (2010), La migliore offerta (2013), con Geoffrey Rush, e La corrispondenza (2016), con Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Altri film di cui Zamarion ha firmato la fotografia sono stati La signorina Effe di Wilma Labate, Evilenko e La macchinazione di David Grieco, Un giorno perfetto di Ferzan Özpetek, Questione di cuore di Francesca Archibugi e Tolo Tolo di Checco Zalone.

Dan‌ ‌Richter.‌ ‌Conversazione‌ ‌con‌ ‌l'uomo ‌scimmia‌ ‌di‌ ‌ "2001‌: ‌Odissea‌ ‌nello‌ ‌spazio‌"

Dan‌ ‌Richter.‌ ‌Conversazione‌ ‌con‌ ‌l'uomo ‌scimmia‌ ‌di‌ ‌ "2001‌: ‌Odissea‌ ‌nello‌ ‌spazio‌"

«The most famous unknown actor in the world», ovvero il più famoso attore sconosciuto del mondo: con queste parole Sir Arthur C. Clarke, autore di The Sentinel, da cui Stanley Kubrick trasse il suo 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey,1968), riassumeva la carriera di Daniel “Dan” Richter (Darien, Connecticut 1939), attore, mimo e fotografo statunitense (figlio del noto fumettista per «The New Yorker» Mischa Richter), passato alla storia del cinema con la sua interpretazione dell’uomo-scimmia nel capolavoro di Kubrick, per la sequenza de L’alba dell’uomo dove interpreta Guarda-La-Luna, la scimmia leader (nell’originale: Moonwatcher). Dopo l’esperienza cinematografica Richter diventa uno dei migliori amici di Yoko Ono e John Lennon: per l’esattezza tra il 1969 e il 1973, divenne il loro fotografo ufficiale (sue le foto di varie copertine degli album di quel periodo), comparendo e collaborando tra l’altro anche in Imagine, documentario del 1972, diretto da Lennon e Ono (e Steve Gebhardt).

Dan Richter. Conversation with the Man-ape of “2001: A Space Odyssey”

Dan Richter. Conversation with the Man-ape of “2001: A Space Odyssey”

«The most famous unknown actor in the world»: with these words Sir Arthur C. Clarke, author of The Sentinel from which Stanley Kubrick drew his 2001: A Space Odyssey (1968), summed up the career of Daniel "Dan" Richter (Darien, Connecticut 1939), American actor, mime and photographer (son of the well-known cartoonist for «The New Yorker» Mischa Richter), who went down in cinema history with his interpretation of man-ape in Kubrick’s masterpiece, for The Dawn of Man sequence, where he played Moonwatcher, the leading monkey. After the film experience Richter becomes one of the best friends of Yoko Ono and John Lennon: to be exact between 1969 and 1973, he became their official photographer (his photos of various album covers of that period), appearing and collaborating among the other also in Imagine, a 1972 documentary, directed by Lennon and Ono (and Steve Gebhardt).

Love Is Love Is Love. Conversazione con Eleanor Coppola sul suo ultimo film

Love Is Love Is Love. Conversazione con Eleanor Coppola sul suo ultimo film

Eleanor Coppola è una regista americana, artista e autrice di documentari. È sposata con il regista Francis Ford Coppola (la trilogia de Il Padrino, La conversazione, Apocalypse Now) e madre di Sofia (Il giardino delle vergini suicide, Lost in Translation, On the Rocks) e Roman (A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III), entrambi registi. Aveva conosciuto Francis nel 1962, mentre lavorava sul set del film horror Dementia 13 nel ruolo di assistente dell’art director. Eleanor è assai nota per il suo film documentario del 1991 Hearts of Darkness: A Filmmaker's Apocalypse e per altri documentari che svelano la lavorazione dei film di suo marito e dei suoi figli. E’ stata infatti una presenza costante sui set dei suoi familiari. Il suo contributo cinematografico consiste principalmente in documentari in cui ha lavorato come regista, cinematographer e sceneggiatrice. Tra i suoi lavori, oltre al documentario su Apocalypse Now, da ricordare Making of The Virgin Suicides (1998), Francis Ford Coppola Directs John Grisham's The Rainmaker (2007) e The Making of Marie Antoinette (2007). Ha quindi diretto due lungometraggi: Paris Can Wait (2016) e Love Is Love Is Love (2020).

Love Is Love Is Love è stato presentato in anteprima mondiale al Deauville Film Festival in Francia il 7 settembre 2020. Il film è un’antologia di tre diverse storie: Two For Dinner, interpretato da Chris Messina e Joanne Whalley, rende gli ostacoli di ogni relazione con un tocco leggero e naturalezza; Sailing Lesson, che vede protagonisti Kathy Baker e Marshall Bell nei panni di una coppia sposata da molto tempo che trascorre una giornata su una barca a vela sperando di riaccendere il romanticismo, tra eventi inaspettati; Late Lunch, in cui una tragica perdita riunisce un gruppo di amici variegato (tra cui Cybill Shepherd, Rosanna Arquette e Rita Wilson) per un pranzo commemorativo ospitato dalla figlia del loro comune amico (Maya Kazan, nipote del regista Elia). Il titolo del film unisce le tre storie che esplorano temi di amore, impegno e lealtà all’interno della coppia e tra amici.

Love Is Love Is Love. Conversation with Eleanor Coppola about her last film

Love Is Love Is Love. Conversation with Eleanor Coppola about her last film

Eleanor Coppola is an American documentary filmmaker, artist, and writer. She is married to director Francis Ford Coppola (The Godfather Trilogy, The Conversation, Apocalypse Now) and the mother of Sofia (The Virgin Suicides, Lost in Translation, On the Rocks) and Roman (A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III), both directors. She met Francis while working on the set of the 1962 horror film Dementia 13, where her position was assistant art director. Eleanor is most known for her 1991 documentary film Hearts of Darkness: A Filmmaker's Apocalypse as well as other documentaries chronicling the films of her husband and sons. Her film contribution consists mainly of documentaries in which she is director, cinematographer and screenwriter. Among her works to remember, in addition to the documentary on Apocalypse Now: Making of The Virgin Suicides (1998), Francis Ford Coppola Directs John Grisham's The Rainmaker (2007) and The Making of Marie Antoinette (2007). She then directed two feature films: Paris Can Wait (2016) and Love Is Love Is Love (2020).
Love Is Love Is Love just world premiered at the Deauville Film Festival in France on September 7, 2020. The film is an anthology of three stories: Two For Dinner, stars Chris Messina and Joanne Whalley, renders each relationship's obstacles with a light touch and naturalistic ease; Sailing Lesson, stars Kathy Baker and Marshall Bell as a long time married couple that spend a day on a sailboat hoping to rekindle romance, and well, unexpected events arise; Late Lunch a tragic loss brings together a disparate group (including Cybill Shepherd, Rosanna Arquette, and Rita Wilson) for a memorial meal hosted by their mutual friend's daughter (Maya Kazan, granddaughter of film director Elia). The title of the film combines the three stories that explore themes of love, commitment and loyalty within the couple and between friends.

Fragilità, visioni, immanenza. Conversazione con Carlo Hintermann

Fragilità, visioni, immanenza. Conversazione con Carlo Hintermann

Carlo Shalom Hintermann (1974) è un regista italiano, noto come uno dei “discepoli” di Terrence Malick. Dopo essersi occupato di musica, ha studiato storia e critica del cinematografo all'università La Sapienza di Roma per poi conseguire il diploma in regia cinematografica alla New York University. Ha realizzato una serie di cortometraggi, fra cui Les deux cent mille situations dramatiques, selezionato per la Biennale di Venezia del 1999, prima di girare nel 2002, Rosy-Fingered Dawn, in co-regia con Gerardo Panichi, Luciano Barcaroli e Daniele Villa: presentato anch’esso a Venezia, si tratta di un atipico ritratto di Terrence Malick narrato da collaboratori dei suoi primi tre film come Sissy Spacek, Martin Sheen, Sean Penn, Ennio Morricone e Jim Caviezel. Per The Tree of Life, quinto film di Malick che frutterà al regista la Palma d’oro nel 2011, Hintermann fa da regista di seconda unità delle riprese italiane; l’anno prima era intanto uscito, in co-regia per la parte animata con Lorenzo Ceccotti, The Dark Side of the Sun, originale fusione fra live action e animazione e fra documentario e film di finzione che prende spunto dai disegni dei bambini di Camp Sundown nello stato di New York, affetti da una rara malattia che impedisce loro di esporsi alla luce del sole. Nel 2020 il suo primo film di finzione The Book of Vision, dove Malick figura come produttore esecutivo, apre la Settimana Internazionale della Critica di Venezia: opera complessa e polistratificata con protagonisti Charles Dance (Alien 3, Il trono di spade), Lotte Verbeek e Sverrir Gudnason, The Book of Vision è ambientato a cavallo fra il Settecento e i giorni nostri e mette in scena un’originale riflessione sulla storia della medicina e su come sono cambiati, nel corso dei secoli, i rapporti fra medico e paziente.

Garrett Brown, la fluidità del genio. Conversazione con l’inventore della steadicam

Garrett Brown, la fluidità del genio. Conversazione con l’inventore della steadicam

Garrett Brown (Long Branch-New Jersey, 6 aprile 1942) è un inventore americano, noto come creatore della steadicam®. L'invenzione di Brown consente agli operatori di filmare mentre camminano senza il tremolio e le sollecitazioni di una telecamera portatile. La steadicam® è stata utilizzata per la prima volta nel film di Hal Ashby Questa terra è la mia terra (1976) e da allora utilizzata, tra i tanti, in film come Rocky (1976), celebri le sequenze di corsa e allenamento, e Shining (1980) di Stanley Kubrick. Brown ha anche inventato la skycam (per le partite di calcio), la divecam (che segue i subacquei olimpici) e la mobycam (fotocamera subacquea che segue i nuotatori olimpici). Ha ricevuto tre Academy Awards: Academy Award of Merit (1978), Technical Achievement Award (1999) e Scientific and Engineering Award (2006).

Garrett Brown, the “fluidity” of the genius. Conversation with the inventor of the steadicam

Garrett Brown, the “fluidity” of the genius. Conversation with the inventor of the steadicam

Garrett Brown (born April 6, 1942 Long Branch-New Jersey) is an American inventor, best known as the creator of the steadicam®. Brown's invention allows camera operators to film while walking without the normal shaking and jostles of a handheld camera. The steadicam® was first used in the Hal Ashby film Bound for Glory (1976) and since used on such films, among many, as Rocky (1976), filming Rocky's running and training sequences, and The Shining (1980) by Stanley Kubrick. Brown has also invented the skycam (for football games), divecam (following olympic divers) and mobycam (underwater camera following olympic swimmers). Garrett Brown was recipient of three Academy Awards: Academy Award of Merit (1978), Technical Achievement Award (1999) and Scientific and Engineering Award (2006).

La luce del vero. Conversazione con Sandro Chessa su “Assandira” di Salvatore Mereu

La luce del vero. Conversazione con Sandro Chessa su “Assandira” di Salvatore Mereu

Sandro Chessa (Nuoro, 9 giugno 1984) è un direttore della fotografia italiano. Laureato in Scienze delle comunicazioni di massa all’Università di Perugia e diplomato all’Accademia di Cinema e Televisione di Cinecittà, ha completato la sua formazione come direttore della fotografia al Centro Sperimentale di Cinematografia sotto la guida del maestro Giuseppe Rotunno. Dopo una gavetta come assistente di macchina e direttore della fotografia di alcuni documentari e cortometraggi (fra cui Inverno, premiato col David), ha curato la fotografia di film indipendenti romani come Sex Cowboys di Adriano Giotti e Go Home – A casa loro di Luna Gualano. È stato recentemente presentato a Venezia il lungometraggio Assandira di Salvatore Mereu, ambientato nella Sardegna rurale della fine degli anni ’90, una storia familiare che ruota intorno alla fondazione e al rogo dell’agriturismo che dà il nome al film. Nel cast anche Gavino Ledda, autore del romanzo Padre padrone, nel ruolo del protagonista Costantino Saru.

Sardegna tragica. Conversazione con Salvatore Mereu su "Assandira", Sardegna, turismo

Sardegna tragica. Conversazione con Salvatore Mereu su "Assandira", Sardegna, turismo

Salvatore Mereu (Dorgali, 1965) è un regista sardo. Dopo la laurea al DAMS di Bologna si diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Dopo alcuni cortometraggi come Notte rumena e Miguel, nel 2003 viene distribuita la sua opera prima Ballo a tre passi, film a episodi che l’anno successivo gli frutta il David di Donatello per il miglior regista esordiente. Il suo secondo lungometraggio, Sonetaula, tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Fiori, viene presentato nel 2008 al Festival di Berlino nella sezione Panorama, mentre quattro anni dopo arriva Bellas mariposas, tratto da un racconto di Sergio Atzeni e selezionato in concorso alla sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2020 viene presentato a Venezia, in selezione ufficiale fuori concorso, il suo quarto lungometraggio, Assandira, tratto dall’omonimo romanzo di Giulio Angioni e interpretato da Gavino Ledda, Marco Zucca e Anna König. Ambientato nella Sardegna rurale degli anni ’90, sospesa fra una solarità accesa e un livore oscuro, Assandira racconta con la struttura di un giallo la fondazione e la caduta di un agriturismo per turisti stranieri, e le complesse dinamiche familiari che si instaurano fra l’anziano Costantino, il figlio Mario e la sua compagna tedesca Grete, prima che Mario perda la vita nel rogo dell’azienda.

La carriera di un cinematographer. Conversazione con Hiro Narita

La carriera di un cinematographer. Conversazione con Hiro Narita

Hiro Narita è un cinematographer, membro della American Society of Cinematographers (ASC) e dell'Academy of Motion Pictures and Sciences. Nasce il 26 giugno 1941 a Seoul (Corea del Sud) da genitori giapponesi. Nel 1945 lui e la sua famiglia si trasferirono a Nara, in Giappone, e successivamente a Tokyo. Dopo la morte prematura di suo padre e il nuovo matrimonio di sua madre con un giapponese americano, emigra a Honolulu, Hawaii, nel 1957, dove si diploma alla Kaimuki High School. Frequenta il San Francisco Art Institute dove riceve un BFA in Graphic Design nel 1964. Ottiene rapidamente una buona posizione presso un'importante azienda di design locale, ma dopo appena sei mesi viene arruolato nell'esercito degli Stati Uniti. Per due anni lavora come designer e fotografo al Pentagono. Quando si congeda dall'esercito degli Stati Uniti, John Korty, regista di The Autobiography of Miss Jane Pittman e del documentario Who Are the DeBolts? And Where Did They Get Nineteen Kids? (Premio Oscar per il miglior documentario) lo prende sotto la sua ala protettrice. Con Korty, per più di tre anni, collabora come assistente cameraman, gaffer, proiezionista, disegnatore di poster cinematografici, e altro. Dopo l’esperienza come operatore di ripresa aggiuntivo in Zabriskie Point (1970) di Antonioni, John Korty gli regala il primo film della sua carriera, un film tv intitolato Farewell to Manzanar (1976), per il quale riceve una nomination agli Emmy Award. Narita ha quindi lavorato in diverse mansioni in film come: The Last Waltz, More American Graffiti, Never Cry Wolf (per questo film vince il Boston Society of Film Critics Award e il National Society of Film Critics Award), Return of the Jedi, Indiana Jones and the Temple di Doom, Always, Honey, I Shrunk the Kids, Star Trek VI: The Undiscovered Country, Dirty Pictures, The Rocketeer, Hocus Pocus, The Time Machine, The Arrival.

A Cinematographer Career: Conversation with Hiro Narita, ASC

A Cinematographer Career: Conversation with Hiro Narita, ASC

Hiro Narita is a cinematographer, member of the American Society of Cinematographers (ASC) and Academy of Motion Pictures and Sciences. He was born on June 26 1941, in Seoul (South Korea) to Japanese parents. In 1945, he and his family moved to Nara, Japan, and later to Tokyo. Following his father's early death and his mother's remarriage to a Japanese American, the family emigrated in 1957 to Honolulu, Hawaii, where he graduated from Kaimuki High School. He went on to the San Francisco Art Institute where he received a BFA in Graphic Design in 1964. He soon landed a good position at a prominent local design firm, but the job lasted barely six months before he was drafted into the U.S. Army. For two years, he served as a designer and photographer at the Pentagon. When he was discharged from the U.S. Army, John Korty, director of The Autobiography of Miss Jane Pittman and the documentary Who Are the De Bolts? And Where Did They Get Nineteen Kids? (Academy Award for Best Documentary Feature) took him under his wing. With Korty, for more than three years, he collaborated as an assistant cameraman, gaffer, projectionist, film-poster designer, etc. After his experience as additional camera operator on Antonioni's Zabriskie Point (1970), John Korty gave him his first substantial film, a TV movie called Farewell to Manzanar (1976) for which he received an Emmy Award nomination. Then Narita worked in movies: The Last Waltz, More American Graffiti, Never Cry Wolf (for this movie he won the Boston Society of Film Critics Award and the National Society of Film Critics Award), Return of the Jedi, Indiana Jones and the Temple of Doom, Always, Honey, I Shrunk the Kids, Star Trek VI: The Undiscovered Country, Dirty Pictures, The Rocketeer, Hocus Pocus, The Time Machine, The Arrival.

"Il generale dell’armata morta" di Luciano Tovoli: storia e analisi di un film dimenticato

"Il generale dell’armata morta" di Luciano Tovoli: storia e analisi di un film dimenticato

Una questione di rimozione

In Italia c’è una cosa che si chiama rimosso coloniale. È quel fenomeno storico, politico e sociale per cui le responsabilità dell’Italia nel colonialismo europeo sono state sostanzialmente dimenticate – “rimosse” per l’appunto – dall’opinione pubblica e dalle istituzioni, ugualmente pronte a bollare il nostro passato coloniale come “un’avventura”, nell’ingenua convinzione che gli italiani, in Abissinia, in Libia o in Albania, siano stati “brava gente”. La documentazione sull’utilizzo di gas tossici sulle popolazioni prova quanto sia storicamente infondata questa confortante certezza, ma il rimosso coloniale continua a influenzare l’atteggiamento dell’Italia come Stato e degli italiani come nazione anche rispetto a fenomeni contemporanei quali l’immigrazione dall’Africa. Laddove altri paesi europei, in particolare la Francia, hanno pubblicamente riconosciuto le loro colpe – pur continuando a sfruttare il Terzo Mondo in maniera ancora più subdola – e i cittadini hanno acquisito consapevolezza di quanto accaduto nei paesi colonizzati, il nostro passato coloniale è trattato frettolosamente dagli stessi libri di scuola. Questo rimosso ha echi anche al cinema. Se i registi italiani si sono affrettati sin da subito ad analizzare il trauma della Seconda Guerra Mondiale e l’esperienza della Resistenza e della ricostruzione, il colonialismo italiano ha avuto una scarsa trattazione, destinata ad affievolirsi ulteriormente nel volgere dei decenni per quanto riguarda il cinema di finzione, mentre parallelamente il documentario indipendente riscopriva l’argomento come terreno fecondo da esplorare ‒ If Only I Were that Warrior di Valerio Ciriaci, presentato al Festival dei Popoli del 2015, è un ottimo esempio in merito e intervista alcuni degli ultimi sopravvissuti del Massacro di Debra Libranos. Paradossalmente anche un regista impegnato come Gillo Pontecorvo realizzò La battaglia di Algeri, provocando grande scandalo a Venezia per la vittoria del Leone d’Oro, ma nulla sul colonialismo italiano.

Ricordo di Gianni Di Venanzo, uno dei più grandi innovatori della fotografia cinematografica

Ricordo di Gianni Di Venanzo, uno dei più grandi innovatori della fotografia cinematografica

Gianni Di Venanzo è considerato dalla maggior parte degli addetti ai lavori come il più importante e innovativo autore della fotografia dell’Italia del dopoguerra. Figlio di Enrico e Palmina, Feliciano (questo il vero nome) Di Venanzo nacque a Teramo il 18 dicembre del 1920. Ebbe due sorelle, Delia e Giulia. Non ancora maggiorenne, si trasferisce con la famiglia a Roma, dove inizia a frequentare l’appena nato Centro Sperimentale di Cinematografia, che però, dopo appena un anno, nel 1941 abbandona per entrare in qualità di assistente operatore nella troupe di Massimo Terzano ‒ tra i maestri del bianco e nero dell’epoca ‒ per il film Un colpo di pistola (1942) di Renato Castellani, alla sua prima regia, con Assia Noris, Fosco Giachetti e Antonio Centa. Sempre nello stesso anno collabora quindi con Tino Santoni per Miliardi, che follia! (1942) di Guido Brignone, dove è accreditato come Feliciano, e con Aldo Tonti per Fari nella nebbia (1942) di Gianni Franciolini, fino a quando è costretto a interrompere la propria esperienza cinematografica perché richiamato alle armi: presta servizio presso il reparto cinematografico dell’esercito.

“Siberia” di Abel Ferrara. Conversazione con l’autore della fotografia Stefano Falivene

“Siberia” di Abel Ferrara. Conversazione con l’autore della fotografia Stefano Falivene

Stefano Falivene è un direttore della fotografia italiano. Dopo un’importante gavetta come focus puller e operatore di macchina per film come Kundun e Gangs of New York di Martin Scorsese, Hannibal di Ridley Scott, L’uomo delle stelle di Giuseppe Tornatore, Così ridevano di Gianni Amelio, esordisce come direttore della fotografia nei primi anni Duemila. Nel corso della sua ventennale carriera, ha curato la fotografia di film come Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart (premio migliore fotografia al festival di Copenaghen), Machan e Still Life (Globo d'oro migliore fotografia 2014) di Uberto Pasolini, Aspromonte - La terra degli ultimi di Mimmo Calopresti, Carmel di Amos Gitai, All You Ever Wished For del premio Oscar Barry Morrow e La voce di silenzio di Michael Redford. Con il regista italo americano Abel Ferrara ha collaborato per tre film: Mary del 2005, premiato con il Gran Premio della Giuria a Venezia, Pasolini del 2014 e Siberia, presentato con grande successo all’ultima edizione del Festival di Berlino.

Al fianco di Ligabue. Conversazione con Matteo Cocco sulla fotografia di Volevo nascondermi

Al fianco di Ligabue. Conversazione con Matteo Cocco sulla fotografia di Volevo nascondermi

Matteo Cocco, classe 1985, è uno dei direttori della fotografia più interessanti della nuova generazione. Cresciuto professionalmente in Germania, dopo aver curato la fotografia di diversi film tedeschi ha girato l’acclamato Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, a cui segue Pericle il nero. Entrambi i film sono candidati al Nastro d’Argento per la migliore fotografia e vincono l’Esposimetro d’Oro, il premio per la miglior fotografia intitolato a Gianni di Venanzo. Seguono Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini e Sulla mia pelle, il film sulla morte di Stefano Cucchi distribuito da Netflix. Il suo film più recente è Volevo nascondermi, il film di Giorgio Diritti con cui Elio Germano ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino per la sua interpretazione del pittore Antonio Ligabue e che ha fruttato a Cocco un Globo d’Oro.

La langue ne sera jamais un langage. Intervista a Fabrice Aragno sulla collaborazione con Jean-Luc Godard

La langue ne sera jamais un langage. Intervista a Fabrice Aragno sulla collaborazione con Jean-Luc Godard

Fabrice Aragno (Neuchâtel, 1970) è un filmmaker svizzero. Come regista ha diretto diversi cortometraggi, film e documentari, fra cui Dimanche, selezionato al Festival di Cannes nel 1999, e Le Jeu. È stato il direttore della fotografia delle ultime quattro opere di Jean-Luc Godard, Film Socialisme (2010), il segmento Les Trois désastres del film ad episodi 3X3D (2013), Adieu au langage (2014) e Le livre d’image (2018); ha inoltre diretto per la Radio Televisione Svizzera un documentario su Godard intitolato Quod erat demonstrandum. Accanto a Godard ha collaborato come produttore ed editore anche con il drammaturgo, regista e performer Pippo Delbono sui suoi art movies Amore carne, Sangue e Vangelo.